28.12.11

SALVATORE VAIANA, Ventuno fiori per una pagina epica del popolo siciliano

Dino Paternostro (a cura di)
Antologia di un'epopea contadina. I protagonisti delle lotte per la Riforma agraria in Sicilia

Quaderni del CEPES
Palermo, 2011.


“Antologia di un’epopea contadina. I protagonisti delle lotte per la Riforma agraria in Sicilia” è una recente pubblicazione che, si legge nella “Prefazione”, contiene «alcuni brani particolarmente notevoli», tratti da ventuno libri, «per sottoporli all’attenzione di un pubblico più vasto ed anche per stimolare eventuali studiosi che volessero approfondire la storia di queste lotte, ad utilizzare più compiutamente questi documenti estremamente significativi ed utili per comprendere lo sviluppo reale del movimento».

Un’antologia, aggiungo, che meriterebbe di essere adottata nelle scuole siciliane, nell’ambito di quella programmazione modulare che prevede lo studio della storia locale, sia comunale che regionale.

Il libro è stato pubblicato dal Cepes, Centro Studi ed iniziative di Politica Economica in Sicilia, nel mese di marzo del 2011. Il Cepes non è nuovo a iniziative sulle lotte contadine essendo stato l’organizzatore del convegno “A cinquant'anni dalla Riforma agraria in Sicilia”, i cui atti furono poi pubblicati nel 2003 a cura del prof. Giuseppe Carlo Marino, uno storico accademico che alle lotte per la terra in Sicilia e ai suoi protagonisti (ricordiamo le sue biografie di Nicola Alongi e Mario Ovazza) ha dedicato buona parte della sua ampia produzione storiografica.

Fondatore e presidente del Cepes è Nicola Cipolla, ieri protagonista di primo piano di quell’epopea contadina e oggi promotore di quest’antologia che, scrive il suo curatore Dino Paternostro, «nasce dalla volontà e dalla sensibilità umana e politica» di questa grande anima del movimento contadino siciliano del secondo dopoguerra: non è un caso quindi che il nome del senatore Cipolla ricorra frequentemente nelle biografie e nelle autobiografie.

Sono le biografie di quei dirigenti locali e interni al movimento che dedicarono alle lotte sindacali e politiche buona parte della loro esistenza; alcuni di loro fino al sacrificio estremo: Azoti fu ucciso nel ‘46, Miraglia e Casarrubea nel ‘47, Li Puma, Rizzotto e Cangelosi nel ‘48, Carnevale nel ’55, Battaglia nel ’66 (sono solo alcuni dei più noti citati nel libro fra i troppi caduti in un ventennio insanguinato). Scrive di loro Cipolla: «La forza organizzata dal movimento contadino siciliano, sia per quanto riguarda l’aspetto sindacale (Confederterra) sia per quanto riguarda l’aspetto cooperativo, è espressa in molte delle autobiografie dei protagonisti di questo sviluppo di organizzazione e di lotta e successivamente nella costruzione ex novo, dopo l’emigrazione bracciantile di massa e lo sviluppo della proprietà coltivatrice a seguito della riforma agraria dell’Alleanza coltivatori siciliani. In gran parte questi protagonisti sono di origine bracciantile e contadina, che nell’organizzazione e nella lotta hanno sviluppato una cultura e una capacità di direzione straordinarie che ne hanno fatto anche dirigenti di amministrazioni locali e parlamentari, soprattutto regionali». Insomma, erano servi della gleba i quali, respingendo un’interessata ideologia fatalista che li voleva irredimibili per sempre, presero uniti in mano il timone e cambiarono la rotta della loro esistenza, diventando così protagonisti nella storia.

Fra questi Cipolla ricorda Giuseppe Lauricella di Campobello di Licata, Giuseppe Italiano di San Cipirrello e Domenico Messina di Canicattì, i quali – tiene a precisare - «sono stati per me fonte di consigli e ispirazione per tutta la mia attività di parlamentare nazionale ed europeo». Domenico Messina, ad esempio, da ignoto bracciante semianalfabeta e poverissimo divenne consigliere comunale di Canicattì, vicesindaco di Sciacca, vicepresidente della Lega cooperative di Agrigento, fondatore e/o presidente di ben tre cooperative agricole a Canicattì e Sciacca; partecipava come delegato ai congressi nazionali del sindacato e del Pci; frequentò la scuola-quadri a Roma e visitò l’Unione Sovietica.

Sono molto di più di quelli ricordati in questa antologia i dirigenti del movimento: ce n’era almeno uno per ogni paese della Sicilia del latifondo. Mi emoziona ricordare quello del mio paese: Antonino Leone di Prizzi, che ho conosciuto e intervistato agli inizi degli anni Settanta e che è ricordato nella testimonianza di Lucia Mezzasalma riportata nel libro di Pio La Torre Comunisti e movimento contadino in Sicilia: «il compagno Leone» scrive Mezzasalma «contadino di marca bracciante e piccolissimo mezzadro, segretario del Pci», erede di quel Nicola Alongi che nel primo dopoguerra aveva animato le lotte contadine nell’hinterland prizzese e dato vita con Giovanni Orcel, segretario della C.d.L. di Palermo al fronte unito contadini-operai. Un protagonista Nino Leone, assieme al più giovane fratello Giuseppe, che meriterebbe una sua pagina nella prossima edizione dell’Antologia che il sen. Cipolla, mi diceva, ha in programma. 

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